45 giorni di terrore in Iran, poi la libertà. Alessia Piperno, la blogger romana arrestata a Teheran lo scorso anno, si racconta.
Un libro, un racconto terribile di quanto vissuto. Alessia Piperno ha deciso di confessare ogni sua paura, ogni momento vissuto di quella prigionia in Iran e di farlo con ‘Azadi!’, un’opera che raccoglie la testimonianza della ua esperienza dall’arresto al carcere a Evin fino al processo e alla libertà ottenuta dopo 45 giorni di terrore.
Alessia Piperno, il racconto della prigionia in Iran
Tornata libera, la blogger romana, arrestata a Teheran lo scorso anno e rimasta nel terribile carcere di Evin per ben 45 giorni prima di essere liberata il 10 novembre scorso grazie all’attività diplomatica italiana ha deciso di raccontare nel dettaglio quanto vissuto e di farlo nel suo libro e anche in alcune interviste.
“Siamo stati arrestati senza motivo e portati a Erin dove siamo stati richiusi nella sezione dedicata agli oppositori politici”, ha detto la donna a Repubblica. “Lì ci sono professori, giornalisti e scrittori. Ho incontrato tante donne, tutte innocenti”. E proprio a loro la donna ha dedicato il libro ‘Azadi!’: “Scriverlo mi ha aiutato a superare quello che avevo vissuto ma è una promessa che ho fatto alle donne incontrate in prigione: avrei raccontato quello che sono costrette a vivere”.
“Noi donne eravamo abbandonate a noi stesse, eravamo trattate come bestie. Sempre bendate e impasticcate. Dovevano suonare il campanello anche per andare in bagno dove non avevamo nemmeno la carta igienica”, aveva già detto in precedenza la Piperno.
Ora, in un’intervista al Corriere della Sera, invece, ricorda quel giorno in cui fu arrestata e le parole di chi la teneva in custodia: “Mi chiedeva perché ero in Iran, urlava che dovevo collaborare ma io ripetevo di essere solo una viaggiatrice. Mi ha offerto un bicchiere d’acqua che mi ha fatto girare la testa e perdere i sensi. Poi mi hanno chiuso in una cella, per terra, con altre sette donne. Hanno iniziato a darmi psicofarmaci, il numero e il colore cambiava ogni sera”.
Ma oggi: “Ho ritrovato la gioia di viaggiare ma ci ho messo mesi a riprendermi. Scrivere un libro su quell’esperienza traumatica è stato doloroso ma anche utile a rielaborarla […]”.